San Carlo Borromeo
I Santi di Milano

Il Club di Milano, 2012
a cura di Fabiola Giancotti
ebook formato ePub-Mobi-Pdf, 1,5 MB
ISBN 9788897618034
€ 0,99

Nei diciannove anni del suo impegno pastorale nella Diocesi ambrosiana (1565-1584), Carlo Borromeo ha ripreso, promosso e regalato alla città di Milano i Santi che l’avevano resa grande. Basti pensare a sant’Ambrogio, sant’Agostino, san
Simpliciano, san Sebastiano, ma anche Barnaba, Tecla, Gervasio e Protasio, Marcellina, Satiro.

La Lettera pastorale sopra la solenne traslazione delle reliquie di san Simpliciano e di altri Santi, qui pubblicata nella sua versione integrale, restituisce Santi, a volte anche dimenticati, che a Milano o nacquero o morirono, o vissero per qualche tempo, o testimoniarono della città, oppure furono adottati da essa. Fra questi: Sofia, Sabina, Giovita e Faustino, Valeria, Anatalone, Caio, Castritiano, Celso e Nazario, Babila, Calimero, Vitale e Agricola, Martino di Tours, Mona, Protasio, Diosisio, Carpoforo, Esanto, Fedele, Nabore, Athanasio, Vittore, Materno, Eustorgio I, Dionigi, Sisinio, Martirio e Alessandro, Vigilio, Felice, Maurilio di Angers, Bassiano, Gaudentio di Brescia, Gaudentio di Novara, Esuperantio, Limenio, Vitale, Aquilino...

Opera in copertina di Donatella Lanzeni

 

San Carlo Borromeo
O città di Milano...
Lettere, documenti, memorie


Il Club di Milano, 2012
a cura di Michela Shackerd
ebook formato ePub-Mobi-Pdf, 1,5 MB
ISBN 9788897618034
€ 0,99

In questo libro sono raccolti suggerimenti e esortazioni, note e descrizioni, appunti e programmi dedicati a Milano. Carlo Borromeo, Santo e Compatrono, ha amato, senza riserve, questa città nel modo in cui solo i milanesi e coloro che lo divengono, pur restando viaggiatori, la amano.

O città di Milano, la tua grandezza s’alzava sino a i Cieli, le ricchezze tue si stendevano sino ai confini dell’universo mondo, gli uomini, gli animali, gli uccelli vivevano, e si nutrivano della tua abbondanza; concorrevano qui da ogni parte persone basse a sustentarsi ne i sudori tuoi sotto l’ombra tua; convenivano nobili, e illustri ad abitar nelle tue case, a goder delle tue comodità, e a far nido, e stanza ne i tuoi siti… (Carlo Borromeo, Memoriale ai milanesi)

“Piccola città” è la diocesi di Milano a paraggio di tutto il mondo e della Chiesa universale: “pochi uomini erano in essa”; pochissimi imitatori dei santi costumi onde risplendettero Ambrogio, Simpliciano, Galdino, Protasio e Gervasio [...] (Omelie e discorsi varj di San Carlo Borromeo, 1845, V, Sermoni agli Ecclesiastici, Agli oblati di sant’Ambrogio, Discorso tenuto nell’Oratorio domestico della Casa San Sepolcro in Milano, il 12.06.1584).

Opera in copertina di Donatella Lanzeni

Chi fosse anche interessato a avere un elenco dettagliato dei Santi di Milano raccontati da san Carlo, con le chiese a loro dedicate e quelle che ne custodiscono le reliquie, può mandarci una mail: invieremo un opuscolo. Per richiederlo

 

 

San Carlo Borromeo, I Santi di Milano di Fabiola Giancotti

La città di Milano, intraprendente città internazionale e imprenditoriale, è anche città di santi. Ma chi di noi sa quanti e quali santi Milano ha consegnato alla Chiesa, quale sia la loro storia, e quanto decisivo sia stato il loro contributo? Un elenco di tutto rilievo, lo abbiamo tratto dagli scritti di san Carlo Borromeo (raccolti nel volume I Santi di Milano, il Club di Milano, 2013). Dal primo secolo fino alla vigilia del suo arcivescovato, egli non ne ha tralasciato neanche uno, anzi, sulla scia del suo illustre predecessore sant’Ambrogio, ne ha cercato i corpi e le reliquie, ancora oggi ricordati e celebrati nella città.
È un arcivescovo documentatissimo, Carlo Borromeo (1538-1584), che ci restituisce un ricco materiale, combinando, in una coinvolgente e poetica narrazione, ritrovamenti e ricognizioni dei corpi, dati geografici e contesti storici. San Carlo ci informa come i santi di Milano proteggono, esaltano, aiutano, confortano, in ciascuna occasione, gli abitanti della città. Alcuni sono nati a Milano, altri vi hanno concluso la loro vita, altri sono soltanto passati lasciando tracce incancellabili.
E allora la curiosità comincia a crescere. Abbiamo letto quanto ne scrive il Borromeo e abbiamo cercato i santi nelle chiese, nelle vie, negli archivi. L’ordine è cronologico. San Carlo dice che san Barnaba, uno dei settanta discepoli di Cristo all’epoca di san Paolo, “fu il primo che quivi gettò la semente della cristiana religione”, e i milanesi lo ricordarono benissimo poiché la leggenda vuole che la primavera a Milano sia festeggiata il 13 marzo, giorno dell’anno 53 dopo Cristo, quando all’arrivo di Barnaba tutta la neve si sciolse. Radicato era anche il culto di santa Tecla, la santa guerriera e “prudentissima” sulla cui grande basilica ora sorge la cattedrale del Duomo. Grande l’ammirazione per san Sebastiano, nato a Milano e da sempre invocato contro la peste: “Impara qui, o Milano, dal tuo cittadino e glorioso martire Sebastiano, qual è la vita di che hai a far stima”. E fu a Sebastiano che il Borromeo rivolse la sua preghiera per la cessazione della peste del 1576, facendo voto di erigere per lui il tempio di via Torino. Punta sul martirio, l’arcivescovo, rinnovando la memoria dei santi Gervasio e Protasio, i cui corpi furono ritrovati da Ambrogio e sepolti nella basilica che poi prese il suo nome. Ambrogio giunse a Milano come governatore. Dicono i biografi che era in corso un assembramento di piazza per nominare un nuovo vescovo successore di Aussenzio.
Passando di là Ambrogio, un bimbo gridò: “Ambrogio vescovo”, e Ambrogio fu eletto per acclamazione di popolo. “Cominciò quel santo non da sé, ma come Aronne chiamato, e in un certo modo astretto dalla divina provvidenza, a sedere, reggere, e favorire, questa episcopale cattedra di Milano”. Giunsero poi sua sorella maggiore, Marcellina, e il suo fratello gemello, Satiro. Morirono entrambi santi. Santa Marcellina e san Satiro sono nella basilica di Sant’Ambrogio, ma san Satiro è ricordato anche nella basilica che porta il suo nome (in via Torino) e da cui fu ispirato anche il genio del Bramante.
Vicinissimi a Ambrogio, san Simpliciano, che gli succedette nella guida di Milano, e sant’Agostino, che egli formo e battezzò. “Fu senza dubbio Simpliciano semplice come una colomba e prudente come la serpe [...] ond’è che non non possiamo parlare della di lui semplicità senza ricordare a un tempo la di lui prudenza...”, dice san Carlo, rendendogli omaggio con una delle sue più belle omelie. Il contributo di sant’Agostino a Milano è palese nei suoi scritti dove dichiara Simpliciano e Ambrogio suoi maestri. E san Carlo: “Ambrogio e Agostino, colonne della Santa Chiesa”.
Ed è così che l’arcivescovo di Milano, trovandosi a gestire emergenze sanitarie come la peste e emergenze religiose come la Riforma, accoglie l’esempio di sant’Ambrogio rispetto al culto dei santi. Scrive e pubblica l’8 maggio del 1582 la Lettera pastorale sopra la solenne traslazione di san Simpliciano e altri Santi. E ripristina la pratica della traslazione dei corpi santi inventata da Ambrogio, per coinvolgere la gente nella preghiera, nella
carità, nel riavvicinamento ai sacramenti, e per scongiurare ogni pericolo cui, in quel momento, erano esposti i “tiepidi“ cristiani. È un intervento deciso, forte, pratico, efficace.
Quale altra via se non la memoria dei propri santi?
I Santi vescovi, anzitutto. Fino al VII secolo i vescovi di Milano sono quasi tutti santi. Fra gli altri, Carlo ricorda san Calimero — nella sua Basilica esiste ancora il pozzo dalle acque miracolose.
E dei santi che hanno avuto i natali a Milano, ecco riemergere santa Sofia (II secolo), la cui figura gigantesca, tutta la Chiesa, compresa quella d’oriente, le riconosce. Santa Sofia difficilmente viene associata a Milano, dove pure, secondo molti storici e secondo san Carlo, ella nacque, si sposò, partorì le sue tre figlie e rimase vedova.
Altre considerazioni, altre indicazioni, altre riflessioni sono possibili leggendo questo libro. È, quello di san Carlo, un testo non enciclopedico, ma che non tralascia nessuno dei santi che hanno inventato questa città — ne cita almeno cinquanta, fra i quali il terzo compatrono di Milano.
Nel libro trovate una bibliografia delle opere del Borromeo, e delle opere da lui consultate.
Forse troverete anche le risposte alle domande: perché tanti santi a Milano e perché le reliquie dei santi corpi sono importanti. Come san Carlo tratta la questione e come la rilancia. Come, forse, la fonda.
Oggi ci chiediamo quale sia la modernità dei santi, e perché sia determinante e necessario leggere, considerare e rivolgere a essi la preghiera, quali siano le questioni teologiche che la loro venerazione pone, poiché sono i santi i soli che, secondo il nostro cattolicesimo, possono intercedere per noi presso Dio, escludendone il rapporto diretto.
I santi sono una risorsa: coi loro scritti, le loro testimonianze, le loro leggende. Fanno la differenza rispetto alla fede. La santità, arriva a sostenere san Carlo, è il modo in cui la fede opera per la scrittura della nostra vita. L’atto della preghiera apre vie curiose fino a scrivere l’integrità della vita.
Santo, Carlo Borromeo; santi quanti egli cita, testimoni e patroni di una città che li ha accolti e celebrati, dedicando loro chiese, strade, piazze, monumenti, ospedali, scuole e l’infinito della memoria. In breve, scrivendo più volte, sulla sua mappa, i loro nomi.

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